Grazie alla riforma dell’Irpef, l’assegno unico, l’una tantum e altri interventi, l’Istat rileva una riduzione del rischio di povertà.
Dopo l’approvazione e la comunicazion da parte del governo Meloni della nuova manovra fiscale, sono attese le novità che riguardano le famiglie. Se si vuol risanare la situazione economica del Paese bisogna farlo partendo dalle famiglie italiane. E le decisione prese per quanto riguarda i redditi familiari, pare che avrà degli affetti positivi sulla povertà che vedrà un miglioramento nel 2022.
“Si riparte dalle famiglie e dalla natalità”, ha dichiarato Giorgia Meloni. L’insieme delle politiche per le famiglie, presentate nel documento sulla manovra fiscale, sarà in grado di ridurre la diseguaglianza da 30,4% a 29,6%, e il rischio di povertà dal 18,6% al 16,8%. Nel 2022, quindi, l’Istat rileva le stime sugli effetti dei principali interventi che riguardano diverse misure.
Riduzione della povertà
Tra le misure contenute nel documento della manovra fiscale del nuovo Governo, abbiamo: la riforma Irpef, l’assegno unico e universale per i figli a carico, le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas, e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.
Tutti questi interventi hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie sia monogenitori, soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico. Grazie ai bonus e all’anticipo della rivalutazione delle pensioni, la situazione migliorerà anche per le famiglie monocomponenti e per gli ultrasessantacinquenni soli.
L’assegno unico ha determinato una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Considerando anche la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni.
La riforma dell’Irpef ha determinato una diminuzione delle aliquote medie effettive pari all’1,5% per l’intera popolazione. Le analisi dell’Istat, però, tengono conto solo parzialmente degli impatti differenziali tra i diversi livelli di reddito del significativo aumento dell’inflazione, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.
Con l’introduzione dell’assegno unico il rischio di povertà per i minori under 14 si è ridotto di 3,8 punti percentuali mentre è sceso di 2,5 per quella da 15 a 24 anni. Il beneficio medio dell’Assegno unico è stimato pari a 1.714 euro (circa 143 euro mensili) per le famiglie che migliorano la propria situazione economica. Gli importi medi più elevati si registrano per le famiglie appartenenti al secondo (2.085 euro) e al terzo quinto (1.949 euro).
L’introduzione dell’assegno unico determina anche un peggioramento dei redditi per alcune tipologie di famiglie. Per questo sottoinsieme la perdita media è pari a 591 euro (circa 50 euro mensili) . La perdita più elevata si ha nei due quinti più ricchi (rispettivamente 887 e 951 euro) e in quello più povero (752 euro).